Rock News
15/11/2023
Robert Smith, voce e autore dei Cure e creatore dell’estetica gotica e delle melodie che hanno affascinato la musica inglese e il mondo, ha raccontato qual è il disco che gli ha cambiato la vita: “Il primo vinile che ho comprato è stato The Rise and Fall of Ziggy Stardust & the Spiders from Mars di David Bowie. Avevo ascoltato altra musica prima di lui, mio fratello più grande mi aveva fatto scoprire Jimi Hendrix, i Cream e Captain Beefheart e il rock anni 60 ma David Bowie è stato il primo artista che ho sentito mio. Cantava le sue canzoni per me”.
Il senso teatrale di Bowie, la creazione di maschere e personaggi, la trasformazione della propria personalità in quella di una rockstar e la rivendicazione della diversità che diventa una dichiarazione artistica sono tutti elementi che hanno portato Robert Smith a costruire il suo personaggio surreale, malinconico e poetico, un simbolo di uno stato d’animo condiviso da migliaia di fan. “Amavo l’idea di essere un outsider che si esprimeva attraverso personaggi” ha detto Robert Smith, “Bowie abbatteva le barriere con l’immagine e le scelte musicali, ispirando tutti gli altri. Quello che ha fatto riecheggia nei Cure”.
Robert Smith ha condiviso il palco con David Bowie in occasione del concerto al Madison Square Garden di New York con cui il Duca Bianco ha festeggiato i suoi 50 anni il 9 gennaio 1997. Un evento entrato nella storia del rock in cui Bowie e la sua band (con il fenomenale chitarrista Reeves Gabrels e la bassista Gail Ann Dorsey) ha personalmente invitato Foo Fighters, Robert Smith, Billy Corgan, Frank Black, Sonic Youth, Lou Reed e Placebo. Bowie ha presentato Robert Smth dicendo “Un amico, da una delle migliori e più eccentriche band inglesi di sempre, di cui sono un grande fan” e ha suonato con lui The last Thing You Should Do un potentissimo brano rock elettronico sperimentale dall’album Earthling del 1997 e poi una incantevole versione di Qucksand, brano acustico da Hunky Dory del 1971. “È stata una serata fantastica” ha detto Robert Smith, “Non avrei mai pensato di suonare con Bowie, è stato surreale.”
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