Rock News
05/03/2025
La notte della tragica morte di John Belushi.Nel libro The Castle on Sunset scritto dallo storico delle star di Hollywood, Shawn Levy, racconta dettagli sul periodo durante il quale il grande attore comico alloggiò al famoso hotel di Los Angeles, lo Chateau Marmont. È proprio lì, infatti, che l’artista morì esattamente 38 anni fa, il 5 marzo del 1982.
John arrivò in questo albergo il 28 febbraio ed era in pessimo stato: era visibilmente stanco, trasandato, spettinato e pallido. Si stabilì in uno dei bungalow: aveva bisogno di tranquillità per scrivere il suo nuovo film, Noble Rot, una commedia romantica per la quale voleva anche il parere di sceneggiatori, produttori e colleghi. Ecco perché in quei giorni in molti lo andarono a trovare all’hotel per dare un’occhiata alla sua sceneggiatura. A quanto pare, però, il lavoro non stava procedendo bene: il suo manager, Bernie Brillstein, così come i dirigenti della Paramount Pictures non erano affatto contenti di quanto aveva scritto fino a quel momento.
Ben presto fu chiaro a tutti che John Belushi non stesse affatto bene: non dormiva, non riusciva a concentrarsi, saltava gli appuntamenti, parlava in modo scoordinato e incoerente, andava in giro con i vestiti sporchi e non aveva alcuna cura di sé, probabilmente nemmeno si lavava; in seguito, inoltre, si scoprì che viveva in un vero e proprio letamaio, perché in quei giorni il suo bungalow si riempì di spazzatura ed era diventato invivibile. Tutti sospettarono che l’attore stesse abusando di droga e la loro intuizione si rivelò essere quella giusta.
Quell’inverno Belushi lo passò a ubriacarsi, a fumare erba e soprattutto a sniffare cocaina per tutto il giorno, tutti i giorni; come se non bastasse, in quel periodo iniziò anche a fare uso di eroina e, per giustificarsi, diceva che stava facendo una ricerca per un film che avrebbe voluto realizzare per raccontare la scena punk rock. Nella Hollywood degli anni ’80, com’è facile immaginare, comportamenti del genere erano quasi all’ordine del giorno e, da un certo punto di vista, erano persino “tollerati”, nel senso che nessuno si preoccupava di cosa gli altri facessero nel loro tempo libero. Ma John stava evidentemente esagerando, visto che non riusciva più a lavorare in maniera produttiva.
Mentre lui si lasciava andare nel suo bungalow, le persone a lui vicine iniziarono a pensare a un modo per farlo tornare a New York da sua moglie Judy e dal suo migliore amico, Dan Aykroyd, i quali avrebbero potuto aiutarlo a uscire dal tunnel della droga e a rimettersi in sesto. Ma riuscire nell’impresa era davvero difficile se non impossibile, in quanto in quei giorni Belushi era totalmente fuori controllo: andava in giro per club e ristoranti o usciva per procurarsi la droga, mentre quando era nel bungalow non rispondeva nemmeno al telefono e si circondava di persone poco raccomandabili. Ormai si era allontanato dalle persone che avrebbero potuto aiutarlo.
Nel libro si parla anche di Robert De Niro perché era molto amico di John Belushi e spesso anche lui alloggiava al Chateau Marmont, ma in una suite. In quel periodo andò a un party con i suoi figli e incontrò l’attore: quella sera lo vide sniffare una quantità esagerata di cocaina ed eroina, e per questo poi lo vide scappare a vomitare. Nonostante il triste episodio, De Niro non abbandonò l’amico e continuò ad andare nei club o alle feste in sua compagnia, anche perché, tra l’altro, lui stesso faceva uso di cocaina, ma di certo non ai livelli di John. Il 4 marzo, dunque il giorno prima della morte di Belushi, anche De Niro alloggiava nell'albergo e stava per uscire con l’attore Harry Dean Stanton quando decise di telefonare all’amico per invitarlo a trascorrere la serata con loro, prima a cena e poi in un nightclub. Ovviamente Belushi non rispose alle chiamate, così loro andarono a trovarlo al bungalow e lo trovarono in uno stato disgustoso, con biancheria sporca, spazzatura, bottiglie di alcolici e schifezze ovunque. Belushi era in compagnia di una donna di nome Cathy Smith e suggerì agli amici di tornarlo a trovare più tardi; De Niro fu ben contento di andarsene dopo aver assistito a quello spettacolo.
Quando tornò in albergo, però, De Niro rientrò nella sua suite con Stanton e due donne che avevano rimorchiato durante la serata. L’attore ricevette una telefonata da Robin Williams che si trovava in zona e invitò anche lui da Belushi. Come De Niro, anche Williams inorridì nel vedere in quale terribile stato si trovasse il bungalow dell’amico. Per questo motivo se ne andò presto dopo due chiacchiere e un po’ di cocaina. La stessa cosa fece più tardi anche De Niro: passò a trovare John, ma dopo qualche sniffata e qualche chiacchiera, se ne tornò nella sua suite poco dopo le 3 di notte.
La mattina dopo alle 8 arrivò il servizio in camera nel bungalow di Belushi: la donna che era con lui, Cathy, fece colazione e poi se ne andò, mentre John ancora ronfava rumorosamente sul letto. Poco dopo l’attore fu ritrovato privo di sensi da Bill Wallace, il suo personal trainer e bodyguard: non riusciva a svegliarlo in alcun modo e non sapendo cosa fare chiamò il manager dell’artista. Brillstein pensò che il suo assistito stesse solo fingendo pur di evitare l’incontro con i produttori della Paramount in programma quel giorno. Quando, però, Wallace gli spiegò che davvero qualcosa non andava, allora gli disse di chiamare subito i soccorsi e mandò il suo assistente, Joel Briskin, sul posto a controllare la situazione.
Quando lui arrivò trovò Wallace disperato che cercava di fare la respirazione bocca a bocca a Belushi ma ormai era troppo tardi perché era morto. Ben presto l’albergo si riempì di paramedici, poliziotti, giornalisti e semplici curiosi. I medici capirono subito che si trattò di un’overdose dopo aver visto il buco sul braccio di John. Tutte le persone vicine all’attore dovettero affrontare la tragedia, qualcosa a cui forse non avevano mai pensato, convinti che Belushi non potesse arrivare a tanto. Tra queste persone c’era anche De Niro che, per tutta quella mattina, provò a telefonare invano all’amico per poi scoprire la terribile notizia poco dopo.
Nel frattempo, una folla di persone tentava di entrare nell’hotel per capire cosa stesse succedendo e i proprietari dello Chateau Marmont fecero di tutto per proteggere la privacy dei propri ospiti e soprattutto per evitare lo scandalo. Ma era troppo tardi: quando il corpo di Belushi fu portato via, la strada di fronte all’hotel era ormai piena di fotografi e reporter. Quando il giorno dopo il manager dell’attore ottenne il permesso di entrare nel bungalow per recuperare gli effetti personali del suo assistito, non riuscì a credere ai suoi occhi: «La scena non era solo deprimente, ma perversa – disse in seguito – non riuscivo a credere che John avesse vissuto lì dentro». La polizia aveva già ripulito in parte la stanza, sequestrando la droga ancora presente, ma l’aspetto di quell’alloggio lasciava ancora sotto shock per la sporcizia e la devastazione che vi regnavano.
Dopo la morte di Belushi, il Chateau Marmont di Sunset Boulevard e la zona circostante, teatro di altri celebri episodi riguardanti le star di Hollywood, divenne la meta di un macabro turismo. Negli anni seguenti in tanti scrissero di questa storia, spesso aggiungendo particolari inesistenti per renderla ancora più scandalosa, ma la verità è che si è trattato solo di una tragedia che ha purtroppo portato alla morte prematura di quello che era un grande artista.
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